È nato con Me, eccetto che negli anni in cui ero un’adolescema credo di avere dominato in ogni Mio rapporto, persino quando ero inconsapevole di ciò che ero e di ciò che volevo. E non è come tanti crederebbero il bisogno di avere un pupazzo, ma il desiderio di avere un uomo che possa correre con la lupa che è in Me. Non me ne faccio niente di uno yes man, di uno senza volontà e senza personalità.
Li lascio volentieri alle altre.
Il bisogno di dominare Mi scorre nelle vene: voglio che sia sempre tutto in ordine, nella Mia vita e nei Miei rapporti.
Mi piace detenere il controllo, e Mi piace fino all’inebriazione vedere che il Mio schiavo si abbandona a Me.
Ma non che si abbandona a prescindere, ma che riconosce il Mio valore e per questo si abbandona.
Nota bene: la foto non è Mia.
In fondo a tutte le realtà, c’e’ sempre un fondo di sfida con se stessi che è atto diverso dall’ impulso di sfogare sugli altri le proprie angosce o fobie. Pur praticando solo su me stesso ho capito che, in giro c’è davvero tanta cattiveria. Lo sfogo che degrada l’arte della dominazione ma al tempo stesso l’arte di essere /sentirsi schiavo. Lo schiavo , che in quanto tale ricopre un ruolo: Una condizione che merita il rispetto dovuto a chi si affida ad un’altra persona , completamente. .
Concordo con Silente Efesina, per me si nasce e pian piano ne diventiamo consapevoli, ricordo che fin da piccolo ci giocavo magari inconsapevolmente ma ci giocavo e mi piaceva assai.
La mia opinione è che questa sia una natura, pertanto ci nasciamo dentro, non diversamente da chi nasce gay.
Baso la mia opinione sul fatto che ricordo benissimo le mie prime esperienze con i coetanei, quando il sesso era un enorme misero cui non davamo tuttavia alcun peso. Già quelle esperienze mi connotavano, anche se all’epoca nemmeno avrei saputo dare un nome a quelle pulsioni. E crescendo i miei desideri si sono fatti sì più complessi, ma restavano sempre nell’ambito della dominazione e della sottomissione.
Mi ha sempre affascinato questo tema:
“lo siamo sempre stati o lo siamo diventati?”
Penso che sia un insieme di entrambi i fattori. Come una palla di creta morbida lanciata giù da una montagna.
La forma che arriverà a valle sarà molto diversa da quella che è partita, eppure si tratterà ancora, indubbiamente, di creta morbida.