Lo schiavo Ermete, Erm per gli amici, era impegnato da quattro anni con la Padrona Stapelia, e il loro era un rapporto che procedeva serenamente verso il quinto anno, quando successe l’imprevedibile.
Non è che Stapelia lo trascurasse, non sarebbe corretto dirlo, ma si trovò in un periodo di superlavoro e dovette dedicare le sue energie migliori all’accresciuto carico lavorativo.
Restò tuttavia disponibile per l’incontro ogni quindici giorni – abitavano lontani – che tenevano in un piccolo resort, nel quale arrivavano il venerdì sera per ripartire la domenica.
Lo schiavo divenne lagnoso – sapete come sono certi schiavi, no? – si sentiva ridimensionato, meno importante agli occhi di Lei, ora che non la trovava più disponibile quanto lo era prima.
E naturalmente il mutato atteggiamento dello schiavo indusse un cambiamento anche in Lei, che divenne un filo più fredda. E un pomeriggio in cui era nervosa per il lavoro, fu più sbrigativa del solito, dicendogli che da ora in avanti, salvo emergenze, si sarebbero sentiti solo alla sera, e fine. Restava disponibile ai messaggi, ma chiamate basta, durante il giorno.
Fu quel pomeriggio che, forse per noia e forse senza un reale interesse, Erm si mise a cercare annunci sul web. E quanti ne trovò! Da mettersi le mani nei capelli. Non voleva rispondere… Li leggeva e basta. Però alcuni erano eccitanti. E le donne di quelle foto… Bellezze da paura.
Con quegli stivali alti fino al cielo, a foderare cosce tornite di fronte alle quali lui volentieri si sarebbe prostrato. Come volò alta la fantasia di Erm, quel giorno, volò talmente alta che gli avrebbe potuto far esplodere la patta.
Non voleva, ma ci prese il vizio. In fondo, rifletteva, mica faceva del male a qualcuno: guardava gli annunci e basta.
Eh sì, è vero, ogni tanto il cazzo usciva da solo e gli afferrava la mano, ma lui era consapevole d’essere un fortunato tra migliaia di sfortunati, perché lui una Padrona ce l’aveva, ed era seria e competente. Perciò non diceva una parola.
Dai oggi, e dai domani, un giorno il signore che abitava nei suoi pantaloni pretese di più. Disse a Erm che anche se avesse scritto un’email, non avrebbe tolto niente alla sua Padrona, che non le avrebbe fatto un torto.
Voi penserete che Erm si sia messo a discutere con quella dura presenza?
Neanche morto. Annuì e mise le mani sulla tastiera.
Una, perlomeno.
Scrisse una breve email, educata e chiara, col solo intento di godersi la situazione.
Tanto, lo rassicurò il signore del piano di sotto, mica l’avrebbe mai incontrata.
Si aspettava una risposta eccitante, un garbato invito a sognare ancora, a sognare di più, e invece ricevette una richiesta di denaro. Così, a freddo.
Fanculo, si disse Erm. Io ho la fortuna di avere una Padrona che tiene a me, non ho bisogno di fare boiate in giro, anzi, ben mi sta.
E per un po’ di giorni, Erm il santo fece la sua solita vita, senza cedere alla tentazione degli annunci.
Ma il tizio nei pantaloni non era d’accordo, e cominciò a manifestarlo. Si palesava improvvisamente quando meno Erm se lo aspettava, una volta persino mentre una gelida dottoressa gli aveva poggiato sul petto lo stetoscopio, e lei se ne accorse.
Fu professionale e distaccata come se le accadesse tutti i giorni, nemmeno mezzo sorriso di compiacimento, niente. Ciò fece indispettire Erm ancora di più, per ragioni che nemmeno capiva, e si decise a confidarsi con Colei cui apparteneva. Non le disse tutto, però Le parlò di questa Dottoressa, di com’era stata stronza a non sorridere nemmeno, e della reazione fisica che aveva avuto. In qualche modo la sua erezione era una specie di complimento, no?
E Stapelia si incazzò. Ma cribbio, Lei si stava facendo un culo a capanna, e intanto il suo schiavo se ne andava in giro a eccitarsi con le sconosciute. Le stava facendo passare ogni voglia di vederlo, e mancavano dodici giorni al prossimo incontro, ma poi decise che c’era una pena migliore.
Non poteva più masturbarsi, ordinò Lei. Non c’era situazione al mondo che glielo potesse permettere, nemmeno fosse stato in pericolo di morte.
Dopotutto vallo a trovare, uno che se non si masturba muore…
A Erm tuttavia parve davvero di avere ricevuto una condanna a morte. Come diamine avrebbe fatto, adesso?
Lui era uno schiavo serio, si disse. Le avrebbe obbedito, punto e basta. Certo, un po’ ne avrebbe sofferto, ma poteva reggere.
Sennonché l’obbligo di non farlo faceva tendere quella parte di lui come un arco che sta per scagliare lontano un dardo, e maledizione quel dardo gli procurava un desiderio bruciante.
Anche quando si apriva i calzoni per mingere, se lo ritrovava pronto a indurirsi. E non parliamo di quando si buttava a letto, non c’era stanchezza che tenesse.
Così gli venne una brillante idea.
A masturbarsi non ci pensava nemmeno (o meglio, altroché se ci pensava, tutto il giorno, tutti i giorni, però ci teneva a essere ubbidiente) ma la sua Padrona mica gli aveva vietato di fantasticare; si sarebbe sfogato con gli annunci, dunque. A sognare e sognare fino a stancarsi.
Bon, un giorno non gli capita il sito di una prodomme?
Non che gli fosse capitato proprio per caso, intendiamoci, non è che stesse cercando come coltivare le gardenie e improvvisamente gli era apparsa questa tizia, tipo Madonna per i credenti, però non s’era nemmeno messo a smanettare più di tanto.
Anzi, ormai erano almeno quattro giorni che non smanettava e tra poco sarebbero cominciate le allucinazioni.
Era una roba chiara, s’era detto, non una delle solite truffe, questa diceva a chiare lettere cosa faceva e cosa pretendeva, prendere o lasciare. Forse in quel momento a Erm cadde il cervello per terra, chissà come, fatto sta che invece di chinarsi e raccoglierlo, prese il cellulare. E compose il numero.
Magari si aspettava una musichetta, (e non sarebbe stato fuori luogo il requiem di Mozart nel caso la sua Padrona fosse venuta a saperlo), invece rispose una donna dalla voce profonda e calma. Lui andò nel panico. Avete presente quella classica situazione in cui devi ricordare a te stesso di non fare il coglione proprio mentre ti stai comportando da coglione?
Ecco, il nostro Erm non se lo disse.
Quasi balbettò, quando lei gli ordinò di raccontarle i suoi desideri.
La donna fu sbrigativa: forse aveva ricevuto troppe telefonate come quella, e sentito uomini ansare come se avessero salito di corsa troppe scale, quindi decretò che non c’era incompatibilità tra quello che lui voleva e ciò che lei offriva, e che poteva dargli un appuntamento.
Fu un momento surreale, per Erm. Pareva quasi che stesse prendendo appuntamento per andare dal dentista. E poi… Che cavolo, lui manco lo voleva. Lui ce l’aveva una Padrona, cercò di ricordargli quella massa grigia sul pavimento, cosa diamine stava facendo?
Ma il fascista che gli abitava nei pantaloni aveva una voce più potente, stentorea, e argomentò che con “quella lì” avrebbe potuto vivere le cose che la sua Padrona non gli permetteva, convinta com’era di dovere soddisfare i Suoi, di desideri, usando lo schiavo. E invece “questa qui” li avrebbe soddisfatti tutti, rimarcò soddisfatto.
Mentre Erm ascoltava quelle voci, rapito, la donna diede un colpo di tosse e poi gli chiese se ci fosse ancora.
“Certo” disse Erm, e forse stava per dire che aveva cambiato idea, che non gli pareva il caso, o qualsiasi altra scemenza, tipo Fantozzi quando, usando il telefono a circuito chiuso del night club, che serviva per scegliere le intrattenitrici, disse: “Pronto, casa Cometti?” ma il piccolo tiranno prese la situazione in mano, anche se mani non ne aveva, e si mise d’accordo su tutto: pagamento, location, pratiche. Tutto.
Salutò persino, con la voce giuliva di chi sa di avere svolto un ottimo lavoro.
Ora non è che il nostro Erm davvero non volesse… Diciamocelo, era come tanti uomini, completamente dominato dal quel piccolo burattino che aveva al cavallo, solo che i fili li tirava quello e lo faceva muovere come una marionetta.
Perciò venne il giorno in cui Erm si infilò in auto, eccitato e speranzoso, e si comportò come se la sua Padrona mai avesse camminato su questa terra, figuriamoci su di lui.
Ah, brutta miseria! La prodomme era bella davvero, e professionale, e ci mise un niente per ridurlo a ciò cui voleva essere ridotto, e davvero soddisfò ogni suo desiderio, perché era pure attrezzata, e l’eccitazione di Erm era tale che si sentiva come se fosse instupidito.
Strisciava, Erm il verm, leccava, e riceveva colpo su colpo con qualcosa ch’era vicino all’estasi.
Finché venne il momento di salutarla, dopo aver pagato, e di tornare a casa.
Il suo despota personale dormiva a testa bassa, mentre lui guidava, e ne approfittò per riflettere: okay, si era, divertito. Anche se, qualche momento in cui il distacco assoluto di lei gli era pesato, (del resto lei stava solo lavorando) c’era stato; ma tutto sommato… Lui una Padrona ce l’aveva, no?
Ecco, la fitta lancinante del senso di colpa lo trafisse.
Pensò a Lei, e subito pensò che mai Lei avrebbe dovuto sapere. Ma del resto, come se ne sarebbe potuta accorgere? Non si sarebbero visti prima della prossima settimana, lui era stato cauto, e i segni avrebbero avuto tutto il tempo per sparire.
Sennonché Erm il verm era sfortunato, nella sua grande fortuna, perché Stapelia – stravolgendo le loro abitudini – aveva deciso di preparare il trolley e partire. Senza dirgli niente. S’era solo premurata di mandargli un messaggio nel quale gli diceva di tenersi libero per quella sera, che voleva parlargli.
Ma altro che parlargli, voleva fargli la più bella delle sorprese, andare nel residence, indossare il corsetto, le calze autoreggenti, i tacchi alti e e poi convocarlo. Oh come ne sarebbe stato felice!
Stapelia sorrideva allo specchio, mentre si faceva bella per l’incontro.
Sicuramente lui s’era dimenticato che il giorno dopo era il suo compleanno, perché se ne dimenticava tutti gli anni, e stavolta avrebbe preteso da lui un regalo speciale. L’avrebbe preso con lo strapon, con attenzione ma a lungo, per fargli sentire che Le apparteneva ovunque, e sentiva un brivido di eccitazione mentre ci pensava, tanto che strinse le cosce, ancora seduta, e poi decise di indossarlo.
Si guardò allo specchio, mettendosi di profilo: accidenti che bega!
E che bella sensazione tenerlo in mano… Provò persino a farlo roteare, come l’elica di un elicottero, ma quell’arnese era montato saldamente, era rigido, e non roteò.
Pazienza, doveva andare solo avanti e indietro, mica in tutti i punti cardinali.
Si piaceva, con quell’arnese tra le cosce.
Così lo tenne pure mentre gironzolava per l’appartamento, e quando il ragazzo delle consegne suonò perché aveva portato il cibo pronto, lei si infilò di corsa una vestaglietta, e quando gli aprì e tese le mani per prendere il cibo, il ragazzo notò la sporgenza dietro la stoffa e gli prese male.
“Cristo santo” si disse “non ci si può più fidare di niente!” Questa sembrava una donna a tutti gli effetti, ragionò, pure la voce femminile aveva, eppure aveva una bega che al confronto la sua scompariva.
…Era ormai arrivata la sera, quasi l’orario della loro consueta telefonata, Stapelia aveva mangiato, s’era lavata i denti (con quel coso che batteva contro il lavandino) e ormai non stava più nella pelle dalla gioia e dall’eccitazione.
Decise di mandargli un messaggio, accompagnato da una foto.
Erm avrebbe capito subito dov’era lei, e l’avrebbe raggiunta.
Si piaceva in quella foto, seduta sul bordo del letto, con lo strapon che le sfiorava il ventre e lo sguardo carico di promesse d’ore eccitanti.
Ecco…
Erm ricevette il messaggio, effettivamente.
E vide la foto.
E riconobbe il posto, e gli prese male.
Era nei guai. Anzi, nel guaio più grosso in cui si fosse mai trovato da quando aveva cominciato la relazione con Lei. Non sapeva come tirarsene fuori, quale fosse la cosa più giusta. Andare nel residence, lasciare che scoprisse i segni e raccontarLe tutto? Inventare un malore, che però sarebbe dovuto durare tutto il fine settimana? Fingersi morto?
È qui, caro Lettore, che la storia smette di dipanarsi per lasciare spazio a te. Pensi anche tu che Erm sia stato proprio un verm? Oppure ha sbagliato Lei? E cos’avrebbe dovuto fare, adesso, Erm?
Erm è un cretinetti, incapace di procrastinare il piacere e soprattutto di proiettarsi nel futuro: vuole tutto e subito come un bimbetto della scuola materna che fa le bizze, si racconta un sacco di palle per giustificarsi ma sa benissimo che sono palle; e prima della povera Stapelia (nome che temo porti sfortuna, btw) inganna soprattutto sé stesso. Non vorrei uno così neanche come bidello.
Riesco poco, pochissimo, a giustificare una tale mancanza di autocontrollo; ma tuttavia, se tu schiavo (tu generico) sei così in difficoltà con l’attesa e i tempi lunghi, parlane con lei. Qui è anche la comunicazione che è carente. Lui non parla della SUA difficoltà, ma solo della dottoressa che non gli ha dato soddisfazione. Lui non dice tutte le cose come stanno – inganno 1 – e poi distorce le cose dette da lei per trovare una scappatoia – inganno 2.
Lei pure però è poco centrata. Passa dalla quasi indifferenza a uno scatto d’ira, al preparare gongolante una sorpresa. Un dominante domina soprattutto sé stesso, lei mi pare piuttosto dominata dagli eventi. Probabilmente lo stress del superlavoro ha mietuto una vittima di troppo.
Poi il casino con la prodomme è tutto a carico di Erm, ci mancherebbe, e si meriterebbe di essere mollato senza se e senza ma (e anche con qualche parolaccia ben assestata). Ma resto dell’idea che questi due formino un assortimento alquanto bizzarro.
Non credo che il verm sia alla fine un vero schiavo, se non del suo stesso cazzo. Mi permetto di definirlo un idiota. Aveva una Padrona meravigliosa, a cui era legato da una profonda affinità, ha rovinato tutto questo, quando gli sarebbe bastato sfogarsi con una golosissima sega per riprendere la ragione. Come si dice dalle mie parti: “La gianda pù bonna la va in bocà a la zana”, Merita la defenestrazione.
Povero Erm il verm, la colpa in fondo è tutta del “fascista”, quindi le conseguenze devono ricadere su di lui. Visto che una Padrona ce l’ha (e che Padrona!), si deve presentare per dimostrare il proprio attaccamento e subire la giusta punizione. E vissero felici e contenti 🙂
Ci sono solo due motivi validi per dire la Verità. O ne sei costretto o ti conviene. Nel caso di Erm sono validi entrambi. Non può negare a causa dei segni sul corpo e nel contempo può sperare che la Signora comprenda che anche una Padrona ha dei doveri nei confronti del Suo schiavo. Potrebbe ammettere il concorso di colpa e punire duramente Erm ma perdonarlo.
Sento il dovere di difendere la povera Stapelia. Tradita e ingannata, niente popòdimeno.
Lei non ha trascurato i Suoi doveri, non è che sia sparita dalla vita dello schiavo. Semplicemente, siccome lui rompeva le scatole, esigendo da lei più tempo, che lei non aveva, ha spostato ogni conversazione alla sera. Restava disponibile via messaggi, ma per il resto non cambiava nulla tra loro, si sarebbero visti con la stessa frequenza, nello stesso luogo, per continuare la loro storia.
E questo rientra nei diritti della persona dominante, decidere i tempi in cui la relazione si esprimerà.
Poi sta alla persona sottomessa scegliere se accettare o meno, ed Erm aveva sì accettato, di facciata, per tenersela buona, e nello stesso tempo credeva di poter fare il cavolo che gli pareva.
Comunque vedo che sono l’unica, qui, a ritenere che la relazione debba essere interrotta.
Ma è esattamente così che agirei io…
Sei troppo intransigente! 😂😂😂
Tu sei una furba, ragazza mia. Questo è il punto. 😉
Fly, non è che hai la coda di paglia? hahaha….
Non credo sia una questione di difesa. Credo semplicemente che lui aveva una preziosa e decisamente irripetibile relazione, ma se lè giocata da demente. Con tanti padri di famiglia disoccupati, certi lavativi non meritano il lavoro. Mi spiego?
Pur nel rispetto umano delle Persone, che in ogni tipo di relazione (non solo bdsm, ndt) non deve mai vacillare, disquisire su una relazione Padrona-schiavo in cui il sottomesso avanza pretese e si permette di far apparire fantasmi personali travestiti da pseudo-ordini sembrerebbe semplice batracomiomachia o addirittura pura comicità
Erm è proprio un verm, lasciate che lo dica. Non solo ha tradito la sua Padrona, ma progettava anche di nasconderle tutto, per farla franca.
Cosa ci dice, dunque, che dopo la prima volta, non ce ne sarebbero state altre?
Erm non merita di avere una Padrona, non è stato rispettoso e nemmeno maturo nei comportamenti. Non è che se la Padrona ha un momento di difficoltà lavorative e ti rimette al tuo posto quando fai la lagna, allora tu sei autorizzato a guardare altrove… Non funziona così!
Avere una Padrona è un privilegio, di questi tempi ancora di più.
A parere mio Erm non deve salvarsi.
Deve raccontare tutto alla Padrona, per correttezza, ma se io fossi in Lei lo lascerei.
Le storie lunghe sono faticose, per questo posso dare così tante soddisfazioni…
Non si tratta di correre i 100 metri, questa è una maratona! …devi gestire le energie, accettare i momenti di fatica e goderti le parti in cui sembra che le gambe si muovano da sole.
Certo, forse Erm poteva svegliarsi un po prima di prendere un appuntamento!
Ma una relazione è anche fatta di come si gestiscono gli errori, non si può sperare di non farne mai.
Secondo me Erm dovrebbe presentarsi da lei raccontandole subito tutto e poi accettarne le conseguenze.
E dopo che lei si sarà sfogata, se possibile, potrebbe finalmente cercare di condividere con lei le sue sensazioni e le sue paure e sperare che lei faccia lo stesso con lui.
Essere adulto non vuole solo dire che puoi accedere ai siti porno!
Erm si presentò da Stapelia con una luce diversa negli occhi. Arrivò in ritardo, volutamente, senza profferire una sola parola di scusa e quando la donna lo guardò con aria interrogativa e preoccupata, Erm le slacciò lo strapon con un gesto deciso. Stapelia restò impietrita. Lo guardò con rabbia ed una punta di apprensione. Come osava quel lurido verme ribellarsi alla sua autorità indiscussa?! Non credeva ai propri occhi, ma fece solo in tempo ad emettere un suono di sorpresa prima che uno schiaffo le si stampasse sonoramente sulla guancia sinistra. Gli occhi le si gonfiarono di lacrime, per l’umiliazione, per il dolore, per la sensazione che qualcosa stava finendo per sempre. Era un amore che finiva in quell’istante? Era un nuovo amore che stava iniziando? Non sapeva dirlo in quel momento ma provò una sensazione strana, sentì le gambe sciogliersi. Cadde in ginocchio…
Ho una sola cosa da dire:
“Schiavi! Prendetelo!!!”