Che cos’é l’appartenenza, per te?

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La domanda posta in questa occasione richiedeva una risposta personalissima, alla quale alcuni hanno contribuito con testimonianze, altri hanno espresso la propria opinione.

Che cos’é l’appartenenza, per te?

Arcanhus: L’appartenenza per me è un sentimento, un legame, un consegnarsi e affidarsi l’uno nelle mani dell’altra per un completarsi a vicenda nel mettere in atto ciò che siamo nella nostra natura trovandosi e scegliendosi per ciò che sono le nostre affinità e specularità, è una fusione intima delle anime che lega 2 persone.

Ho sempre ritenuto difettosa la frase “la schiava si affida al Padrone”…corretta si ma di certo non  a senso unico…anche il Padrone si affida alla sua schiava, a lei consegna i suoi sadici e perversi desideri a finché li possa concretizzare e renderli attuabili, a lei affida il suo essere Padrone poiché non esiste Padrone senza schiava…in quel caso esiste il solo Dominante.

Come difettosa trovo anche la frase “e la schiava che appartiene al Padrone ma lui non appartiene alla schiava”…certo…indubbiamente c’è la verticalità del rapporto, c’è lei che si sottomette a lui rinunciando alla sua volontà  per seguirne paradossalmente volontariamente un’altra che non è la sua ma bisogna ricordarsi che in una appartenenza…la schiava è attaccata al guinzaglio del Padrone quanto lui lo è al collare della sua schiava…e questo legame si chiama appartenenza.

Bryan D.: Per quel che mi riguarda, fermo restando che ogni rapporto fa storia a sé, direi che è l’essere completamente in sintonia nel modo di viverla. Un reciproco appartenersi senza intrusioni.

chip1978: Per me appartenere è un concetto importantissimo, che si instaura tra Padrona e schiavo.

Appartenere è lasciarsi andare nelle mani della Padrona, affidarsi e cedere il controllo a Lei totalmente. Appartenere è molto di più di una classica relazione vanilla, è fiducia totale.

Appartenere è svegliarsi la mattina e pensare a Lei, come prima cosa, e come ultima prima di andare a dormire la sera. Appartenere è pensare alla Padrona come se si fosse su un’isola deserta e quindi le altre donne non esistono. Appartenere è fedeltà totale, a maggior ragione in una relazione D/s. Appartenere è accettare le regole, gli ordini, ricompense se meritate e punizioni (quasi sempre meritate). Appartenere è essere comunque e sempre sé stessi, dire la verità. Appartenere è vivere felici con la Padrona. Appartenere è sentirsi sempre il collare e le catene addosso anche quando si lavora e non si è assieme alla Padrona,e quindi comportarsi di conseguenza.

Appartenere deve essere una scelta o meglio un accordo fatto in piena coscienza da parte di entrambi in cui a prescindere dai ruoli ci deve essere prima il rispetto reciproco e poi del ruolo stesso.

Appartenere ad una Padrona è tutto…

coaduramaipaura: Come nacque Coa.

Era passato ormai più di un anno senza nessuno tipo di rapporto sessuale con mia moglie si poteva dire che il mio era diventato un matrimonio bianco.

Dopo l’ultimo incontro con una Mistress avevo fatto partecipe mia moglie di tutte le mie pulsioni SM e avevo capito che l’anno che eravamo rimasti senza fare sesso era perché lei credeva che io non la desiderassi più.

Allora le confessai tutte le mie più segrete pulsioni sessuali sia SM che Cuckold che Omosessuali e da lì riprese il nostro rapporto.

Lei iniziò la sua fase di dominatrice nei mie confronti ed io divenni il suo slave 24/7, sperimentò svariate cose dallo strap-on al pissing al CBT alla fustigazione alla toilet training.

Però Lei dopo aver provato svariate volte anche più attrezzi coercitivi su di me la cosa che preferisce ancora oggi dopo anni è “l’ordine” verbale anche senza nessun strumento SM ed è anche la cosa che mi “devasta” più di qualsiasi altra.

Un esempio è Lei eterea tutta nuda con un paio di scarpe con un tacco altissimo che mi ordina di spogliarmi e poi mi ordina di inginocchiarmi e leccargli le suole delle scarpe e poi di levarle le scarpe.

Poi entra in doccia e mi intima di restare fuori dalla doccia in ginocchio con la testa a terra ad aspettare che esca per  asciugarla per poi spalmarla di crema.

Gli anni sono passati i lustri anche come anche i decenni e siamo ancora qui quando Lei ordina o meglio quando Lei desidera qualcosa io cerco subito di realizzare il suo desiderio non importa che ci sia sesso collegato.

Ora è consapevole anche dei miei desideri Cuckold e se dovesse volere avere altri rapporti io sarei felice, ma Lei dice che ci ha pensato e per il momento non vuole prendere in considerazione la cosa poiché si considera demisessuale nel senso che può avere rapporti sessuali solo con chi prova un coinvolgimento emotivo anche se le piace stuzzicarmi su questa mia pulsione raccontandomi di colleghi che flirtano con Lei o clienti che ci provano inoltre quando usciamo valuta sempre gli altri uomini che incontriamo sapendo bene che la cosa mi manda in tilt i due criceti che ho nella scatola cranica.

Gli piace stuzzicarmi cerebralmente.

Ery 2.0: Appartenere implica una scelta. Sperabilmente una scelta ragionata, ponderata, che arriva dopo un periodo intenso di conoscenza reciproca, di discussioni, anche di contrattazioni, suppongo, per arrivare ad una definizione quanto più chiara di che cosa ci si aspetta da questa scelta.

Ma dopo questa scelta, di scelte non ce ne sono più. O meglio, sono tutte nelle mani dell’altra persona, perché si è scelto di consegnargli potere e controllo su una serie di aspetti e di prerogative. Magari anche della quotidianità, ovviamente dipende da quanto emerso dalle discussioni di cui sopra.

Appartenere implica anche una serie di impegni, sia dalla parte di chi appartiene, sia dalla parte di chi detiene il controllo. Sottomissione, obbedienza, devozione da una parte; cura, sollecitudine e sì, anche devozione dall’altra.

Appartenere porta con sé una serie di simboli forti: collare, contratto (per chi lo ritiene importante), qualcuno arriva ad un marchio indelebile o quasi sulla pelle. Ciò implica un’idea di indissolubilità, di irreversibilità. Un legame da cui uscire non è una cosa semplice, sotto diversi punti di vista, perché quello che si forma è un legame profondo, di anime. Uno strappo a questo legame rischia seriamente di strappare l’anima e lasciarla ferita e tramortita.

Fabri40: Uno va a fare un giro su un sito e si ritrova fidanzato e schiavo, questa è la fregatura dell’appartenenza, è successo a me.

horemeb: Appartenenza? Il mio concetto di appartenenza è molto particolare. I credo che l’appartenenza non esista. Un rapporto di appartenenza, in ambito S/m sia una sorta dì contratto. Io ti appartengo fino che tu mi soddisfi e appaghi le mie esigenze. Chi “appartiene “ ha in realtà il potere di slegarsi dal momento in cui non riscontra più l’accudimento dei propri bisogni dalla figura di riferimento a cui appartiene. Quindi io mi chiedo, può considerarsi vera appartenenza? Il termine stesso implica una condizione assoluta, che in campo S/m non può esistere, perché è fondamentale il paradosso in cui io ti appartengo, ma io ho il potere.

Gerofante: Sono ben lieto di dare il mio contributo alla tavola rotonda, un confronto tra più voci e’ sicuramente più interessante e stimolante.

Per me la parola “Appartenenza” rappresenta l’incastro perfetto tra due persone di natura differente che si compensano, apportando insieme una serie di ingredienti (rispetto, fiducia, cura, attenzione, devozione, concentrazione, determinazione, passione…) che donano un equilibrio al legame. E’ qualcosa che si costruisce insieme nel tempo, paragonabile a un nodo che si stringe giorno dopo giorno sempre più forte fino a creare una sana dipendenza e sentirsi finalmente appagati e completi sia mentalmente che fisicamente….forse utopia?….non dobbiamo smettere di crederci.

Giuli2024: L’appartenenza non esiste. E’ un ideale irraggiungibile, un infinito che non può essere raggiunto in un universo interamente finito. Appartenere ad un altra persona è un desiderio che non si realizza mai, così come non può realizzarsi appieno il desiderio di possedere un’altra persona.

L’appartenenza è l’illusione di fondersi in un’unica entità, mentre ognuno dei due resterà sempre un individuo, dotato di cervello, di volontà, di un corpo diverso dall’altro da sé. L’altro è una persona diversa. E non c’è nulla che possa trasformare questo dato di fatto.

In un rapporto di dominazione tra due persone il sub decide liberamente di appartenere al dom, ma proprio perché di libera scelta si tratta, questa può essere revocata. Il dom si illude di possedere il sub, ma in realtà ne ha semplicemente una disponibilità limitata nel tempo, valida fintanto che quest’ultimo dia la propria disponibilità. Come in altre culture con un senso di proprietà inferiore al nostro, un oggetto non è mio, un oggetto è “presso di me”. Lo schiavo non appartiene al padrone, lo schiavo è presso il padrone. E’ con il padrone, piuttosto che del padrone.

Molto diverso dall’appartenenza è il rapporto che si crea tra uno spanker e una spankee. Qui potremmo parlare piuttosto di obbedienza, se non fosse che la disobbedienza fa in realtà parte del gioco ancora più dell’obbedienza. Le regole imposte alla spankee sono piuttosto un pretesto per la trasgressione e quindi per la conseguente punizione. Ad esempio indossare mutandine non troppo succinte, gonne sufficientemente lunghe, abbottonare la camicetta per evitare una sconveniente scollatura sul seno. E’ probabile che almeno una delle raccomandazioni possa trovare impreparata la ragazza, ma quand’anche questa rispettasse attentamente il dressing code, sarà comunque facile per il master trovare altri pretesti per somministrare una punizione comunque ben meritata.

Gustavo: Un guinzaglio con due estremità legate tra loro

M100: L’apparenza per me è il sentimento più forte dell’ anima… Il sentirsi di proprietà altrui ti rende libero. Forse proprio per questa contraddizione è così forte. 

Night_Fly: Francesca è stata la mia relazione più lunga. E’ stata una relazione intensa perchè Lei mi ha fatto scoprire parti di me che nemmeno immaginavo esistessero e che hanno appagato entrambe. Lei era la mia Signora e mi portava fuori per locali, feste e case private per esibirmi e usarmi, appagando la Sua voglia di dominarmi e appagando il mio desiderio di appartenere. Le esperienze avute con lei sono state forti e travolgenti anche se a volte molto umilianti. Ma il Piacere di appagare la mia Signora mi faceva superare qualsiasi vergogna. A volte sono stata “costretta” a fare cose non consone alla mia indole ma è stato bello comunque esaudire i Suoi desideri. Tuttavia nel proseguire il rapporto il gioco si è fatto troppo “squilibrato” e questo ha portato ad un progressivo raffreddamento. Ci sono state cose sulle quali non sono stata disposta a cedere. Ma non erano cose di sesso ma di mente, di possesso, di controllo totale della mia vita. L’Appartenenza è un gioco duro, spietato e non è per tutti. E a un certo punto il gioco non è più tale e si presenta un bivio; appartenere o mollare. Io ho mollato.

Silente Efesina: L’appartenenza è quel legame speciale che si crea tra la persona dominata e il/la Dominante.

E’ un rapporto basato su una dinamica che non cambia fintanto che il rapporto esiste, ed anche in questo consiste la sua bellezza e peculiarità.

Dei tanti Padroni che ho avuto, con tre di Loro soltanto l’appartenenza è stata così forte e pervasiva, da cambiarmi, da rendermi diversa e – so che non mi capirete – più trasparente. L’appartenenza fu per me un’esperienza così accogliente, che persi il bisogno di quelle piccole difese che tutti abbiamo, perché sapevo che sarei stata “accolta” sempre, e non avevo più quelle remore, quelle esitazioni, quelle paure, a mostrarmi così come ero.

Mi piace, in questo contesto, ricordare il mio primissimo Padrone, L. con cui sperimentammo insieme le vertigini abissali del dominio e dell’arrendevolezza. Il nostro rapporto fu agevolato dal fatto che ci separavano venti minuti di strada soltanto, e ci vedevamo ogni giorno; un altro rapporto stupendo fu quello con Padrone Azzurro, che era lontano da me otto ore di treni, tra coincidenze e attese; eppure fu capace di essermi al fianco in ogni maniera possibile, facendomi sentire avvolta dalla Sua presenza anche quando di fatto era fisicamente lontano; infine, l’esperienza con Ildi.

Ildi fu il mio ultimo Padrone degno di tal nome e la nostra relazione è stata interrotta dalla Sua morte.

Per tanto tempo portai il Suo collare, e per più tempo ancora, quando già avevo smesso di indossarlo, lo tenevo sempre sulla scrivania, vicino a me.

Ildi fu sollecito, spronante, affettuoso e severo: fu ciò di cui io avevo bisogno. Ma spero tanto di essere stata capace di restituirGli almeno una parte di quanto mi offrì.

Severaedolce80: Domino il Mio mondo come domino il Mio schiavo che è un’estensione di me e del mio volere. Domino le sue azioni e con l’uso di certe armi dominatorie anche i suoi pensieri, perchè tutto di lui è Mio. Questa è appartenenza per me.

4 commenti su “Che cos’é l’appartenenza, per te?

  1. DISCLAIMER: credo fermamente in tutto ciò che ho scritto sull’appartenenza.
    Degli altri, però. Con me non funziona per niente, anzi.
    Io ho dato in mano al Boss una sorta di “gestione d’impresa”, ma la proprietà rimane in mano mia 😉

  2. L’appartenenza è un vento che spettina il cuore con la calda brezza della Sua sacra Voce, che scuote la mente con la bora gelata del Suo Sguardo di rimprovero, che sconvolge i sensi con l’uragano di piacere e di dolore dei severi Colpi delle Sue venerabili Fruste

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